lunedì 13 aprile 2015
Presentato con successo,a Livorno,il volume di Valentino Baldacci su comunisti e socialisti di fronte alla guerra dei Sei Giorni.
Tutto esaurito, presso la storica LIbreria Belforte di Livorno (gentilmente postasi a disposizione per ospitare l'evento), per la presentazione del volume di Valentino Baldacci dal titolo "1967. Comunisti e socialisti di fronte alla guerra dei Sei Giorni", tenutasi domenica 12 aprile 2015, "moderata" da Gadi Polacco per il Benè Berith.
Il saggio propone e comprova la tesi, robustamente sostenuita da documentazione e articoli dei giornaoi dell'epoca,secondo la quale "l'immagine dello Stato d'Israele presente da decenni nella Sinistra italiana (non solo in quella più estrema) - cioè quella di uno Stato aggressivo, espansionista, militarista, violento, razzista, con tratti assimilabili a quelli del nazismo, che pratica la discriminazione e l'apartheid nei confronti degli arabi - sia stata costruita in occasione della guerra dei sei giorni del giugno 1967, ad opera del PCI come risultato di uno scontro politico e mediatico con il Partito Socialista Per trovare la conferma di questa ipotesi è stata analizzata la stampa comunista e socialista, in particolare i rispettivi organi ufficiali "L'Unità" e "Avanti!" - ma anche i periodici e le riviste che facevano capo ai due partiti e anche quelle che, in senso lato, facevano parte dell'area culturale della Sinistra, nonché il principale quotidiano fiancheggiatore del PCI, "Paese Sera". È stato anche tenuto conto delle lettere inviate ai tre quotidiani ed è stato messo in rilievo il ruolo specifico dei dirigenti politici e dei giornalisti dei due partiti".Una grande soddisfazione,quindi,per gli organizzatori, le associazioni "Benè Berith" e i Circoli "G.E.Modigliani" e "L.Einaudi".
Foto: alcuni momenti dell'iniziativa e uno scorcio parziale del pubblico.
martedì 7 aprile 2015
lunedì 6 aprile 2015
GLI AUGURI AL RABBINO LARAS DALLA "SUA LIVORNO"
Compie oggi ottanta anni il Rabbino Prof. Giuseppe Laras , figura centrale per il mondo ebraico in questi decenni come ampiamente approfondito nell'articolo di Vittorio Robiati Bendaud che segue,tratto dal sito della Comunità Ebraica di Milano alla guida della quale il Rabbino Laras approdò, iniziata la propria carriera ad Ancona, provenendo proprio da Livorno.
Nella nostra città il segno lasciato da Rav Laras è indelebile e in ogni occasione nella quale ha potuto da noi è tornato, mantenendp quindi sempre un forte legame ricambiato con stima e grande affetto.
Risale al 1968 l'assunzione della cattedra rabbinica livornese da parte sua, essendo mancato l'anno prima Rav Bruno G.Polacco (z.l.), quella cattedra che prima era stata di Samuele Colombo (z.l.) e poi di Alfredo S.Toaff (z.l.) : alla sua partenza per Milano,nel 1980, l'incarico labronico verrà assunto da Rav Isidoro Kahn (z.l.).
Rabbino Capo a Milano sino al 2005, nel 2011 riassume la carica presso la Comunità di Ancona , dopo essere stato anche, per sette anni,direttore del Collegio Rabbinico Italiano, per molti anni Presidente dell'Assemble Rabbinica Italiana e di Tribunali Rabbinici (attualmente quello del Centro Nord Italia).
Figura di enorme e invidiabile spessore culturale , non solo in ambito ebraico come ben descritto nell'articolo citato,è autore di numerosi saggi.
Anche nel campo del dialogo interreligioso il periodo livornese appare fondamentale nella biografia di Rav Laras, grazie all'intensa collaborazione e amicizia con il Vescovo Alberto Ablondi, amico indimenticabile del mondo ebraico,con il quale manterrà sempre continui e profondi contatti.
Ecco perchè, già da questi sommari accenni, è possibile rivolgere i più sinceri auguri a Rav Laras dalla "sua Livorno" che lo attende, speriamo di poter presto indicare la data, per festeggiarlo e presentare l'ultima sua pubblicazione, invitato dal Benè Berith "Isidoro Kahn" che, significativamente e anche per l'amicizia con lo scomparso Presidente Piero Shemuel Cassuto (zl),egli volle inaugurare nel 2009 con un proprio intervento.
Ad me'ah ve'esrim shanah – עד מאה ועשרים שנה,sino a centoventi anni, secondo la tradizionale formula augurale ebraica.
Gadi Polacco
Foto : 2009, l'intervento del Rabbino Laras per l'inaugurazione del Benè Berith. Accanto a lui Piero Shemuel Cassuto e Mons. Alberto Ablondi (sia il loro ricordo per benedizione)
L'ARTICOLO TRATTO DAL SITO DELLA COMUNITA' EBRAICA DI MILANO
Qol Yosef, la voce di Laras
Di:
Vittorio Robiati Bendaud
06/04/2015 Milano
CIMG5503Un uomo che ha segnato quarant’anni dell’ebraismo italiano e che ha ordinato numerosi rabbini; il grande propulsore del dialogo ebraico-cristiano; l’intellettuale ebreo, studioso del pensiero ebraico, noto a laici e religiosi, anche fuori dai confini italiani ed europei. Ecco che significa festeggiare gli ottant’anni di Rav Giuseppe Laras, il 6 aprile 2015.
Scrivere di Rav Laras in occasione del suo ottantesimo compleanno non è facile, perché è difficile selezionare che cosa dire, data la mole di informazioni, eventi, studi, prese di posizione che lo riguarda, non solo in lingua italiana o in lingua ebraica.
È anche difficile perché l’uomo non è un tipo facile: è timido, riservato, poco incline alle confidenze, talvolta scontroso, burbero e persino intrattabile, certamente esigente; ma, al contempo, è anche ironico e pieno di sense of humour, profondamente buono e dall’intelligenza vivace, ben disposto e comprensivo verso la fragilità e le difficoltà delle persone, naturalmente elegante di un’eleganza demodé e un po’ “stropicciata”. I primi tratti che ho descritto della sua personalità sono quelli che ne hanno fatto un mistero per molti, che non lo compresero, si ché avvertirono e tuttora avvertono una certa “distanza” e freddezza da parte sua. C’è poi il Rav Laras che conosciamo io e altre persone, a cui siamo legati per vincoli di affetto, amicizia, stima e studio, per cui, come è noto, ha-ahavah meqalqeleth et ha-shurah (l’affetto altera il giudizio).
Sono tre i grandi cammei, certamente veri, ma assai incompleti e decontestualizzati, con cui i più, ebrei e no, si riferiscono al Rav:
I. Rav Laras “il Sopravvissuto” a una delle tante atroci storie “private”, dall’esito drammatico, della Shoah, ove perse, vedendole scomparire per sempre dai suoi occhi, sua mamma e sua nonna; lui, fuggitivo solitario di notte, ancora bambino, dalla Torino della guerra, che perse per lo shock la parola per alcuni mesi;
II. Rav Laras l’ “uomo del Dialogo”, circa il dialogo ebraico-cristiano in particolare, di cui è tra i precursori, tra gli interpreti più coraggiosi e tra i maggiori araldi e animatori, ma anche in relazione al difficile dialogo interreligioso con l’Islàm, dato che fu lui a inaugurare e tenacemente mantenere i rapporti con la CoReIs prima e con alcune altre associazioni culturali islamiche poi, ivi inclusa la partecipazione agli incontri della Conférence Européenne des Imam et des Rabbins, invitato dall’allora Grande Rabbino di Francia -suo caro amico- Rav R. S. Sirat;
III. Rav Laras “il Professore”, docente universitario a Pavia e a Milano, dopo il successo negli studi di giurisprudenza prima (dove ebbe per docenti Norberto Bobbio e Stefano Rodotà) e di filosofia poi (dove studiò con Nicola Abbagnano e Mario Tronti).
Per cercare di capire Rav Laras, tuttavia, volenti o nolenti, dobbiamo inquadrare -e restituire- il suo profilo principale, il più delicato, che gli è costato non pochi oppositori, detrattori e nemici, ossia Rav Laras “il rabbino”, il che è inscindibilmente anche correlato alla sua attività di studioso del pensiero ebraico e di animatore italiano del Sionismo.
Per sintetizzare, ma con il rischio di banalizzare, sono due i caratteri principali alla base della sua attività rabbinica: un ponte, anche biografico, tra ebraismo italiano e mondo sefardita –specie per quanto concerne la Halakhah e il rapporto Torah-Madda-, ove per mondo “sefardita” non si intende quello orientale e nord-africano, bensì i grandi centri spagnolo-portoghesi di Livorno, Venezia, Ferrara, Ancona, Amsterdam e Londra. E Rav Laras, pur essendo torinese per nascita e formatosi alla scuola di Maestri dell’ebraismo italiano, è anche di origine livornese, dunque di quel particolare mondo sefardita, come spesso lui stesso orgogliosamente rivendica; in secondo luogo, una linea mediana ortodossa tra “interno” e “esterno”, tra studi profani e studi religiosi, che gli ha alienato il (dubbio) privilegio di una claque di sostenitori, trovando resistenze sia tra alcuni laici –specie quelli liberal e radical chic- sia tra alcuni religiosi, in particolar modo se pseudo-tali o poco preparati.
Rav Laras ha avuto il privilegio di ascoltare le lezioni di una delle massime autorità ashkenazite del ‘900, il Rav Yechiel Ya‘aqòv Weinberg, autore della fondamentale opera di Halakhah “Seridé Esh”, con cui ebbe più volte occasione di studiare, recandosi spesso anche in Svizzera alla Yeshivah di Montreux (con Weinberg studiarono, tra gli altri, Rav E. Berkovits e il Rebbe di Lubavitch). Rav Weinberg insegnò presso il seminario rabbinico ortodosso berlinese Hildesheimer, succedendo a un altro grande posèq del Novecento, Rav Davìd Hofmann, autore dell’opera di Halakhah Melammed le-Hoìl, su cui il compianto Rav Dario Disegni –tra i principali e più cari Maestri di Rav Laras- faceva allora studiare ed esercitare i giovani talmidìm della Scuola Rabbinica Margulies di Torino, da lui fondata. Va specificato che Rav Hofmann fu allievo diretto del Rav Azriel Hildesheimer, entrambi fautori di una ortodossia ebraica disposta ad affiancare positivamente lo studio approfondito delle discipline profane (scientifiche, giuridiche e filosofiche) allo studio della Torah e delle fonti tradizionali.
Riconnettersi idealmente -pur con le mille differenze, talora anche molto pronunciate, che contraddistinguono queste voci del mondo ortodosso ashkenazita- a Maestri quali Hofmann, Hildesheimer e Wienberg, significa, come è stato per Rav Laras, frequentare e conoscere per tangenza le opere di altre autorità rabbiniche ashkenazite dell’ ‘800 e ‘900 quali Shimshon Raphael Hirsch e Yitzkhaq ben Ya‘aqòv Reines (tra i padri del Sionismo religioso), giungendo sino alle voci della Modern Orthodoxy americana dei rabbini E. Berkovits e di J.D.B. Soloveitchick.
Ma Rav Laras è anzitutto un rabbino italiano e la guida principale dei suoi studi fu il già ricordato rabbino capo di Torino Rav Dario Disegni, rinnovatore e promotore degli studi rabbinici in Italia nel secondo dopoguerra, assieme a Rav Elia Samuele Artom, con cui studiava Talmùd la mattina presto prima di andare a scuola, e, quando una mattina per caso il giovane Giuseppe era in ritardo per la sveglia, la mattina successiva Rav Artom anticipava la lezione alle quattro. Rav Laras –in privato lo ricorda spesso- crebbe studiando con Rav Dario Disegni, il quale voleva e si raccomandava che i “suoi” rabbini fossero buoni e preparati hazzanìm (cantori sinagogali), valevoli shochatìm (macellai rituali) e, quindi, tutto ciò premesso, avveduti e potenzialmente autonomi rabbanìm (rabbini), meglio se anche laureati, come auspicava. La “linea” di Rav Disegni, che appunto prevedeva, tra gli altri, il riferimento ad autorità halakhiche quali David Hofmann, era quella invalsa da secoli presso il rabbinato italiano, che ebbe come massimi interpreti nell’800 i grandi Maestri I. S. Reggio, S. D. Luzzatto ed E. Benamozegh. Tuttavia la tradizione ebraica italiana, ben prima dei Maestri appena ricordati, già da alcune centinaia di anni, accostava, pur se non sempre pacificamente, agli studi religiosi tradizionali, quelli scientifici e filosofici. Si pensi così a Autorità halakhiche riconosciute in tutto il mondo e ben studiate da Rav Laras, quali Ishmael ha-Cohen (Laudadio Sacerdoti, XVIII sec.) e ai suoi responsi (Zera Emeth); a Yitzkhàq Lampronti (XVII-XVIII sec.), autore del Pachàd Yitzkhàq –la prima monumentale enciclopedia halakhica al mondo-; al grande Malachì ha-Cohen (XVII-XVIII sec.), talmudista insigne autore del celebre scritto Yad Malachì, uno dei primi grandi dizionari talmudici; a Shimshòn Morpurgo (XVII-XVIII sec.), autore del noto testo di Halakhah Shemesh Tzedaqà; a Moshè Zaccuto noto come Remaz (XVII sec.), a Leon da Modena (XVII sec.) e alle sue teshuvoth, a Ovadyah Sforno (XV-XVI sec)e a Ovadyah da Bertinoro (XV-XVI sec.). Si tratta per lo più di Maestri che in genere seppero coniugare, pur con diversa intensità, la Halakhah con la cultura scientifica e umanistica loro contemporanea.
È chiaro che vi è un precedente, un archetipo sefardita per eccellenza in relazione a tutto ciò, pur tra le mille difficoltà che sorgono e sempre sorgeranno in relazione alla sua comprensione, il Rambàm, Mosè Maimonide. E Rav Laras è appunto un insigne studioso del pensiero di Rambàm. Tuttavia, anche per davvero comprendere la passione maimonidea di Rav Laras, occorre fare un’incursione nel mondo della Halakhah. Il motivo è che –come ricorda spesso Rav Laras- pur conoscendo, recependo e apprezzando lo Shulkhàn ‘Arùkh di Rav Yosef Caro, gli italiani in genere tradizionalmente erano soliti apprendere e insegnare la Halakhah, al pari degli yemeniti, riferendosi in primis a Maimonide e alla sua opera di codificazione, il Mishneh Torah. Così gli fu insegnato e così gli venne confermato da due celeberrime autorità rabbiniche sefardite con cui ebbe modo più volte di studiare: da giovanissimo, seppur in poche occasioni, con Rav Bentziòn M. Hai ‘Uzziel, Rabbino Capo sefardita di Israele e autore dell’importante e celebre opera di Halakhah Mishpeté ‘Uzziel, che lo interrogò proprio sul Maimonide, raccomandandogli, in quanto italiano e sefardita, di basarsi in primis su Rambàm; successivamente, con l’amico e maestro Rav Yosef Kappakh (o Kafikh), autorità halakhica yemenita, traduttore e curatore contemporaneo dell’opera di Maimonide, anch’egli sostenitore della “vicinanza” tra italiani e yemeniti nella ricezione della linea maimonidea nei saperi e nella Halakhah. Non è dunque un caso, ad esempio, che Rav Laras sia inoltre legato da vincoli di amicizia al noto intellettuale israeliano e grande studioso di Maimonide Aviezer Ravitzky.
Quando si tratta di Maestri contemporanei nell’ambito della Halakhah, chi conosce Rav Laras sa che egli ama rifarsi, oltreché a Rav ‘Uzziel, a Rav Hayyìm David ha-Levì e al suo caro amico e insigne autorità halakhica, scomparso nel 2003, Rav Shalom Messas, all’epoca Rabbino Capo di Gerusalemme.
Vi è ancora un nome, molto celebre in Francia e ancor più in Israele, tra i Maestri di Rav Laras, quello di colui che più lo ha ispirato assieme a Rav D. Disegni, il grande Rav Leon Ashkenazi, di cui fu a lungo allievo e amico, sino agli ultimi giorni di vita di Manitou, come era chiamato dai suoi discepoli. E con Leon Ashkenazi, obbligatoriamente, si deve parlare di pensiero ebraico.
Rav Laras, almeno in Italia, è tra i pochi ad aver conosciuto personalmente, incontrandoli in più occasioni, Martin Buber e lo scrittori Shemuel Agnon. Il Rav, inoltre, ha avuto modo di studiare, formarsi, incontrarsi e confrontarsi a lungo con tre pilastri del pensiero ebraico del ‘900, per lo più ignoti in Italia: Nechama Leibovits, Shemuel Hugo Bergman e Nathan Rotenstreich.
Vi è, infine, un’altra amicizia intellettuale di cui è necessario e fondamentale rendere conto, quella tra Rav Laras e lo scomparso Meir Benayahu, figlio del Rabbino Capo di Israele Yitzkhaq Nissìm (con cui Rav Laras ebbe anche modo, seppur fugacemente, di studiare Halakhah). L’amicizia con Meir Benayahu è documentata da alcuni articoli a quattro mani, tramite i quali, Rav Laras entrò anche in contatto, come testimoniato da una corrispondenza, con Ghershom Scholem, che gli fece alcuni appunti, dandogli preziose indicazioni di studio e di ricerca. Ritroviamo, da ultimo, Rav Laras in alcune voci da lui redatte in quel grandioso monumento letterario della cultura ebraica che è la Encyclopedia Judaica.
Chi scrive ha raccolto con fatica in vari anni, nei rari momenti (pochi) in cui Rav Laras si è “sbottonato” circa i suoi studi e le sue frequentazioni intellettuali, queste preziose informazioni, altrimenti scrupolosamente occultate dal Rav che è molto restio circa i suoi fatti privati, cercando adesso di restituire al lettore il complesso puzzle della biografia rabbinica di Giuseppe Laras.
Ci sarebbe forse anche da aggiungere che Rav Laras ha ordinato molti rabbini; che il padre Samuele Guglielmo non voleva che facesse il rabbino (obbligandolo così prima a laurearsi in Giurisprudenza); che Leon Ashkenazi lo considerava una schiappa a calcio; che, infine, è stata la moglie, la Signora Elena Ester, a incoraggiarlo a studiare medicina come terza laurea, cosa che però il Rav dovette alla fine dissuadersi dal fare.
Essendo giunto alle conclusioni, vorrei articolarle in tre brevi snodi. Il primo riguarda Rav Laras in quanto autorità rabbinica e Maestro dell’ebraismo italiano contemporaneo, tra gli ultimi eminenti esponenti, noti e apprezzati anche all’estero, della “linea italiana”, profondamente ancorata alla Tradizione e a questa dichiaratamente fedele, pur al contempo apprezzando l’apertura positiva e intelligente verso il mondo e la cultura esterni. Un modello di religiosità e di osservanza, quello proposto e vissuto dal Rav, poco incline a modernismi alla moda, come pure a rigorismi e a lassismi entrambi troppo facili per quanto opposti, eppure a suo modo elastico, alla ricerca –talora inquieta- di una maimonidea via mediana.
Il secondo snodo riguarda Rav Laras in quanto interprete e studioso del pensiero ebraico. Rav Laras è tra i pochissimi che sappia davvero di che cosa si stia parlando, e uno dei suoi scritti più recenti “Ricordati dei giorni del mondo” ne rende ampiamente testimonianza. Rav Laras è infatti l’unico in Italia che poteva permettersi legittimamente di incrinare, come in parte sta cercando di fare, l’invalso trend di collegare il pensiero ebraico in primo luogo e unicamente al mondo della filosofia greca e occidentale in genere, piuttosto che a quello della Halakhah. Rav Laras sta così dando a molti intellettuali italiani -ebrei, cristiani e non credenti- un avvertimento culturale, sia per contenuti sia metodologico, circa la comprensione limitata -e dunque falsata ed erronea- del pensiero ebraico (specialmente moderno e contemporaneo) se sulla base principalmente delle opere, pur importanti e imprescindibili, di alcuni pensatori ebrei del Novecento molto noti (H. Cohen, L. Baeck, F. Rosenzweig, M. Buber, A. J. Heschel, E. Lévinas), che però sono per lo più abbastanza distanti dall’autocoscienza e dal generale sentire degli ebrei osservanti e dei rabbini, sia in Italia sia nel resto della Diaspora sia in Israele. Circa questo secondo snodo, infine, va detto che Rav Laras, anche per quel che concerne il Dialogo interreligioso ed ebraico-cristiano in particolare, ha insistito e continua a insistere sulla centralità di un positivo, continuo e costruttivo riferimento al pensiero sionista.
Il terzo e ultimo snodo riguarda cosa di lui ebbe a scrivere un suo caro amico cristiano, che non potevo non menzionare, il card. Carlo Maria Martini, che così si espresse in una lettera che mi inviò alcuni anni fa: “Sono stato vicino all’impegno del Rav Giuseppe Laras per almeno ventidue anni, e anche in seguito ho potuto incontrarlo e godere della sua bontà e amicizia. Ho sempre visto in lui un vero gentiluomo, pieno di rispetto e di riserbo, ma insieme un uomo di profonda preghiera, un conoscitore esperto delle Sacre Scritture, un servitore di Dio e del Suo popolo”. Parimenti, così gli scrisse recentemente Rav Jonathan Sacks, emerito Grande Rabbino di Inghilterra e del Commonwealth: “It has been a great privilege knowing you these past years, and knowing how blessed the Jewish people is to have spiritual leaders like yourself. You are a man of wisdom, tolerance and great generosity of spirit, and may Hashem continue to bless all you do.”
Per concludere, vorrei finire con una frase sintetica che Rav Laras usa spesso per introdurre il pensiero di uno dei più grandi Maestri di Israele di tutti i tempi, il cui studio molto ancora lo appassiona, Sa‘adyah Gaòn: “per ben credere occorre saper ben ragionare”. Credo che questa frase fotografi, a più livelli, e anche in filigrana, molto di Rav Laras.
‘Ad meah ve-‘esrìm, Rav Yoseph!
lunedì 16 marzo 2015
IL BENE' BERITH "ISIDORO KAHN" DI LIVORNO COMPIE SEI ANNI
Oggi, sei anni or sono secondo il calendario civile, veniva fondato a
Livorno il Benè Berith intitolato al Rabbino Isidoro Kahn (zl).
Rivedendo le immagini di quella giornata per noi molto importante e con
tanti ospiti da fuori città che hanno voluto onorarci della loro
presenza (l'allora Presidente Europeo del Benè Berith, il Presidente del
B.enè Berith di Roma Sandro Di Castro, il Presidente UCEI Renzo
Gattegna, la Consigliera Ucei Claudia De Benedetti, Rav Roberto Della
Rocca, Ferruccio Sonnino storico esponente del Benè Berith romano e
altri), il pensiero oggi non può che andare ,in particolare, al
Presidente fondatore Piero Shemuel Cassuto, alla Signora Denise Cassuto
e al Mentore fondatore Paolo Toaff (zz.ll., il loro ricordo sia per
benedizione).
Il loro ricordo e quanto hanno fatto li rendono e li renderanno sempre e
comunque presenti con noi.
Ci prendiamo quindi la libertà di farci gli auguri e di ricordare quel
giorno con alcune delle molte foto scattate per l'occasione,
dall'inaugurazione in via Borra alla cena effettuata a Villa Cassuto.
Livorno il Benè Berith intitolato al Rabbino Isidoro Kahn (zl).
Rivedendo le immagini di quella giornata per noi molto importante e con
tanti ospiti da fuori città che hanno voluto onorarci della loro
presenza (l'allora Presidente Europeo del Benè Berith, il Presidente del
B.enè Berith di Roma Sandro Di Castro, il Presidente UCEI Renzo
Gattegna, la Consigliera Ucei Claudia De Benedetti, Rav Roberto Della
Rocca, Ferruccio Sonnino storico esponente del Benè Berith romano e
altri), il pensiero oggi non può che andare ,in particolare, al
Presidente fondatore Piero Shemuel Cassuto, alla Signora Denise Cassuto
e al Mentore fondatore Paolo Toaff (zz.ll., il loro ricordo sia per
benedizione).
Il loro ricordo e quanto hanno fatto li rendono e li renderanno sempre e
comunque presenti con noi.
Ci prendiamo quindi la libertà di farci gli auguri e di ricordare quel
giorno con alcune delle molte foto scattate per l'occasione,
dall'inaugurazione in via Borra alla cena effettuata a Villa Cassuto.
sabato 31 gennaio 2015
AUGURI DAL MONDO EBRAICO ITALIANO AL PRESIDENTE MATTARELLA E APPREZZAMENTO PER LE SUE PRIME PAROLE ALLE FOSSE ARDEATINE
Anche la modesta voce di questo blog ebraico si aggiunge agli auguri di buon lavoro al Presidente Mattarella,apprezzando le sue parole , oggi, alle Fosse Ardeatine, un atto particolarmente significativo anche per il mondo ebraico : "L'alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore"
La nota dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane :
"AL PRESIDENTE MATTARELLA STIMA E APPREZZAMENTO DAGLI EBREI ITALIANI. ALTISSIMO IL VALORE SIMBOLICO
DEL SUO PRIMO ATTO ISTITUZIONALE"
"La salita al Quirinale dell'onorevole Sergio Mattarella, cui vanno l'apprezzamento e la stima degli ebrei italiani, arriva in un momento in cui il paese si trova ad affrontare molteplici sfide sul fronte sia interno che esterno. Affinché gli obiettivi siano centrati servono consapevolezza, carisma, determinazione, attenzione agli impegni più ravvicinati ma anche lo sguardo proiettato nel lungo termine: un insieme di qualità che il capo dello Stato ha già dimostrato di possedere nel corso della sua storia politica.
L'altissimo significato simbolico del suo primo atto istituzionale, le parole a presidio dei valori fondamentali e contro ogni forma di odio, razzismo e antisemitismo pronunciate alle Fosse Ardeatine rappresentano un chiaro segnale per tutto il paese”. È quanto afferma il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in una nota.
“Gli ebrei italiani – dice ancora Gattegna – restano impegnati, proseguendo la loro tradizione, a una stretta collaborazione con le istituzioni dello Stato democratico sorto dopo la definitiva sconfitta della dittatura e ispirato ai valori affermati e definiti nella Costituzione repubblicana".
Un messaggio di auguri per l'incarico ricevuto,apprezzando le sue prime dichiarazioni contro il razzismo, l'antisemitismo e il totalitarismo , è stato inviato al Presidente Mattarella anche dall'associazione ebraica Benè Berith "Isidoro Kahn".
giovedì 8 gennaio 2015
IL BENE' BERITH HA ESPRESSO SOLIDARIETA' ALLA FRANCIA, TRAMITE I CONSOLATI ONORARI DI FIRENZE E LIVORNO, PER LA STRAGE DI PARIGI
Con una nota trasmessa ai Consolati Onorari di Francia di Firenze e Livorno, il Benè Berith "Isidoro Kahn" ha espresso solidarietà al popolo francese e alle famiglie delle vittime della strage di Parigi.
Lo ha fatto facendo proprio, significativamente, il messaggio del Benè Berith francese :
Odieux attentat terroriste mené contre le siège de la rédaction de Charlie Hebdo
Mercredi 7 Janvier 2015
Le B'nai B'rith France condamne fermement l'odieux attentat terroriste mené contre le siège de la rédaction de Charlie Hebdo qui a fait au moins 12 morts
L'attaque terroriste ayant coûté la vie à au-moins douze personnes dans les locaux du journal Charlie Hebdo est une abomination.
Le B'nai B'rith condamne avec la plus grande force cette barbarie voulue par ses auteurs comme un carnage et espère que ses auteurs seront très vite appréhendés et livrés à la justice.
En voulant attaquer ce magazine les terroristes ont non seulement attaqué la liberté d'expression mais aussi la liberté des citoyens. Au-delà ils ont piétiné et sali la démocratie et les fondamentaux de la République.
Pour commettre ces meurtres les assassins ont utilisé des armes de combat contre les journalistes et les employés de Charlie Hebdo.
Cette terrible tragédie démontre encore, si besoin était, qu'une lutte implacable contre la terreur islamiste qui déverse sa haine et sa violence contre les juifs, contre Israël et contre les démocraties dans leur ensemble doit être menée par tous les défenseurs des valeurs humaines de la liberté.
Le B'nai B'rith France et son Président présentent aux familles des victimes leurs plus sincères condoléances et adresse aux nombreux blessés leurs vœux pour un rétablissement complet et rapide
Le B'nai B'rith condamne avec la plus grande force cette barbarie voulue par ses auteurs comme un carnage et espère que ses auteurs seront très vite appréhendés et livrés à la justice.
En voulant attaquer ce magazine les terroristes ont non seulement attaqué la liberté d'expression mais aussi la liberté des citoyens. Au-delà ils ont piétiné et sali la démocratie et les fondamentaux de la République.
Pour commettre ces meurtres les assassins ont utilisé des armes de combat contre les journalistes et les employés de Charlie Hebdo.
Cette terrible tragédie démontre encore, si besoin était, qu'une lutte implacable contre la terreur islamiste qui déverse sa haine et sa violence contre les juifs, contre Israël et contre les démocraties dans leur ensemble doit être menée par tous les défenseurs des valeurs humaines de la liberté.
Le B'nai B'rith France et son Président présentent aux familles des victimes leurs plus sincères condoléances et adresse aux nombreux blessés leurs vœux pour un rétablissement complet et rapide
Le B'nai B'rith est une organisation internationale, accréditée comme ONG à l'ONU et présente à l'Unesco et au Conseil de l'Europe a Strasbourg, réunissant des Juifs de toutes origines pour servir les communautés dans lesquelles ils vivent, en se conformant à la devise du B'nai B'rith: Bienfaisance, Amour Fraternel, Harmonie
Avec son siège international à Washington et son Bureau Administratif Européen à Bruxelles, plusieurs dizaines de milliers de membres dans plus de cinquante pays, le B'nai B'rith est la plus grande organisation juive dans le monde. Il est aussi l'une des plus ancienne, depuis sa création en 1843. La mission du B'nai B'rith est également de réunir les Juifs pour travailler en toute amitié, améliorer l'harmonie des communautés, renforcer la communauté juive, combattre l'intolérance raciale et religieuse et apporter de l'aide aux malheureux. Nos Objectifs sont d'Encourager les amitiés au travers de programmes de loisirs, sociaux et culturels, de Soutenir l'Etat d'Israël et le peuple Juif dans le monde, de Travailler pour des œuvres de charité et d'aider toutes les victimes de catastrophes naturelles où qu'elles aient lieu, d'Initier et développer des projets communautaires, de Renforcer les liens du B'nai B'rith dans toute l'Europe.
Avec son siège international à Washington et son Bureau Administratif Européen à Bruxelles, plusieurs dizaines de milliers de membres dans plus de cinquante pays, le B'nai B'rith est la plus grande organisation juive dans le monde. Il est aussi l'une des plus ancienne, depuis sa création en 1843. La mission du B'nai B'rith est également de réunir les Juifs pour travailler en toute amitié, améliorer l'harmonie des communautés, renforcer la communauté juive, combattre l'intolérance raciale et religieuse et apporter de l'aide aux malheureux. Nos Objectifs sont d'Encourager les amitiés au travers de programmes de loisirs, sociaux et culturels, de Soutenir l'Etat d'Israël et le peuple Juif dans le monde, de Travailler pour des œuvres de charité et d'aider toutes les victimes de catastrophes naturelles où qu'elles aient lieu, d'Initier et développer des projets communautaires, de Renforcer les liens du B'nai B'rith dans toute l'Europe.
giovedì 20 novembre 2014
Messaggio di solidarieta' da parte del Vescovo di Livorno, Simone Giusti.
Il Vescovo di Livorno, Mons. Simone Giusti, ha esteso anche alla nostra associazione un messaggio di solidarieta' a seguito dell'attentato terroristico palestinese a una Sinagoga di Gerusalemme.
Nel messaggio si riafferma come ogni atto di violenza debba essere condannato,"tanto più quando essa (la violenza ndr) e' sacrilega,compiuta da uomini credenti contro uomini in preghiera e in un luogo sacro".
"Cio' e' un'offesa per tutte le religioni",rileva il Vescovo Giusti, "per tutti gli uomini,per ogni persona di buona volonta' ".
Netto il passaggio nel quale si afferma che "e' una vergogna che alcuni applaudano a tale gesto blasfemo".
L'auspicio conclusivo e' che,tramite la preghiera , "i cuori si convertano alla pace e la Terra Santa sia benedetta dal dialogo e dalla riconciliazione fra i popoli e i governi".
Il Bene' Berith di Livorno "Isidoro Kahn" ,nel ringraziare Mons. Giusti per il messaggio, ricordando la propria costitutiva avversita' a ogni forma di razzismo, ha rilevato tra l'altro come vada denunciando da tempo " l'insorgere di un'interpretazione integralista, fanatica e dai connotati razzisti,da parte di fazioni che dichiarano di richiamarsi all'islamismo,che colpisce vilmente fedeli,civili in preghiera, nelle chiese, nelle sinagoghe e anche nelle moschee stesse...strumentalizzando la situazione palestinese,a danno dei civili palestinesi stessi, per soddisfare la loro sete di potere e di negazione dei diritti basilari dell'uomo ".
Bene' Berith Livorno
www.beneberithlivorno.blogspot.com
Nel messaggio si riafferma come ogni atto di violenza debba essere condannato,"tanto più quando essa (la violenza ndr) e' sacrilega,compiuta da uomini credenti contro uomini in preghiera e in un luogo sacro".
"Cio' e' un'offesa per tutte le religioni",rileva il Vescovo Giusti, "per tutti gli uomini,per ogni persona di buona volonta' ".
Netto il passaggio nel quale si afferma che "e' una vergogna che alcuni applaudano a tale gesto blasfemo".
L'auspicio conclusivo e' che,tramite la preghiera , "i cuori si convertano alla pace e la Terra Santa sia benedetta dal dialogo e dalla riconciliazione fra i popoli e i governi".
Il Bene' Berith di Livorno "Isidoro Kahn" ,nel ringraziare Mons. Giusti per il messaggio, ricordando la propria costitutiva avversita' a ogni forma di razzismo, ha rilevato tra l'altro come vada denunciando da tempo " l'insorgere di un'interpretazione integralista, fanatica e dai connotati razzisti,da parte di fazioni che dichiarano di richiamarsi all'islamismo,che colpisce vilmente fedeli,civili in preghiera, nelle chiese, nelle sinagoghe e anche nelle moschee stesse...strumentalizzando la situazione palestinese,a danno dei civili palestinesi stessi, per soddisfare la loro sete di potere e di negazione dei diritti basilari dell'uomo ".
Bene' Berith Livorno
www.beneberithlivorno.blogspot.com
Iscriviti a:
Post (Atom)